Istat. L'interruzione volontaria di gravidanza in un'ottica generazionale

L'Istat pubblica un volume sul ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza dalla sua legalizzazione, a seguito dell’introduzione della Legge 22 maggio 1978, n. 194, a oggi. Il rapporto analizza le caratteristiche delle diverse generazioni di donne, seguendo il percorso della loro vita riproduttiva in relazione agli importanti cambiamenti sociali, demografici e culturali che hanno attraversato il nostro Paese nei decenni successivi alla legalizzazione dell’aborto.

"Tra il 1980 e il 2022 il numero di IVG è diminuito del 68%, passando da 208 mila a poco più di 65 mila casi, con il valore massimo riferito all’anno 1983 (231 mila interventi). Nello stesso periodo anche il tasso di abortività volontaria (numero di IVG su mille donne residenti di età 15-49 anni) è diminuito del 64%".

"Nel 2022 il tasso aumenta, passando a 5,5 IVG per mille donne, dopo un lungo periodo di decrescita seppure irregolare".

Negli ultimi anni la percentuale di medici obiettori è diminuita e nel 2021 si ferma a 63,4% (tra il 2007 e il 2016 il valore è sostanzialmente stabile e vicino al 70%). 

Nel 2017 il valore medio italiano è di 1,2 IVG settimanali per ginecologo non obiettore, diminuito a 0,9 nel 2021. Per tale anno solo tre regioni hanno superato il numero di due IVG: Molise (2,8, c’è solo un ginecologo non obiettore), Campania (2,4) e Puglia (2,1).

Per gli approfondimenti si può consultare la fonte.

Pubblicato il 30 agosto 2024